domenica 10 maggio 2009

SCHIACCIARE I PUNTI NERI


Come per la Ghigliottina di RaiUno, spesso le parole si collegano in maniera nascosta. Ma si collegano.
Se dici che non vuoi una società multiculturale, dici una cosa grave. Tutta l'Europa è multiculturale. Solo noi in Italia non ci rendiamo conto della ricchezza della diversità. Non posso ragionare credendo che la soluzione del futuro siano i posti differenziati sui tram di Milano. Perché un portafoglio me lo può rubare il milanese accanto. Non accetto di pensare a una società che non sia multirazziale. Mi vien da ridere ( per non piangere) quando sento queste parole, perché:
1) In tutta Europa convivono diversità. Chi è stato a Londra può capire. Ma anche in tutto il nord-Europa. Eccetera eccetera.
2) Il razzismo nasce strisciante. Ultimo episodio questa mattina nelle vie di Valmadrera. Signore di mezza età, tranquillo, cito in dialetto: "A Valmadrera vi bè violter, ghè mia di gros prublemi...va beh, ghè in gir un po' de negher..." (trad. A Valmadrera andate bene voi -l'attuale lista di maggioranza- non ci sono grossi problemi...va beh, ci sono in giro un po' di neri...). La diffidenza, il pregiudizio e l'ignoranza strisciano.
3) SB smentirà le polemiche, dicendo che la Sinistra ha costruito la solita scena per attaccare il presidente del consiglio, che gode del 75% della fiducia degli italiani (ormai se 3 su 4 si fidano di lui, devo fare attenzione in famiglia...siamo in 4...), senza entrare nel merito delle frasi pronunciate. NON volere una società multietnica è GRAVE. E' una frase PESANTE. Ma fra Amici, GF e Fattorie varie, purtroppo temo che passi solo come l'ennesima dimostrazione d potenza di SB, tra virilità e simpatia.

Non voglio vivere in una provincia che pensa alla multiculturalità come un pericolo da cui guardarsi.

4 commenti:

  1. Caro Fabio, innanzitutto desidero ringraziarti per questo spazio di dibattito che hai aperto e in cui posso scrivere le mie "castronerie", aldilà di tutto, penso sia importatissimo avere un luogo in cui discutere, confrontarsi, litigare, ma imparare a crescere e conoscersi.

    Desidero dire due parole sull'argomento che hai introdotto facendo pero prima tre doverose premesse:

    1) non ho nessuna simpatia per l'attuale governo in carica e le persone che lo rappresentano

    2) non credo e non ho mai creduto che un popolo, una cultura, una religione, una non religione siano superiori alle altre.

    3) sul luogo dove lavoro, sono presenti diversi stranieri (uso questo termine in luogo di quello astruso di extracomunitari), ebbene io mi trovo molto più a mio agio a parlare con l'africano, con l'arabo, con l'albanese, che con gli italiani. Forse sarà per la mia infinità curiosità, per la mia sete di conoscenza di cose e civiltà nuove. Tantè

    Detto questo, io devo dire di essere un po' preoccupato per la situazione che si sta delineando in Europa. Sono d'accordissmo con te che la società multiculturale e multietnica sarebbe il massimo dei sogni, un mondo in cui ognuno con la sua cultura, la sua religione, il suo ateismo, possa liberamente convivere in pace con gli altri sarebbe il paradiso in terra.

    Quello che dobbiamo chiederci è questo: è veramente possibile?

    Io comincio ad avere dei grossissimi dubbi che cercherò di elencarti.

    1) siamo sicuri che millenni di differenze si possano cancellare in pochi anni senza subirne le conseguenze?

    2) siamo sicuri che un continente enormemente sovraffollato come è attualmente l'Europa, possa sopportare l'arrivo di decine di milioni di persone?

    3) siamo sicuri che il sistema eco-ambientale già enormemente compromesso possa soppravvivere a questa massiccia immigrazione biblica?

    4) siamo sicuri che l'Europa che tu chiami già multietnica sia quel paradiso che sia tu che io vorremmo?

    5) siamo sicuri che l'immigrazione incontrollata non vada inevitabilmente ad incrementare le situazioni di degrado e emarginazione a cui non riusciremo a far fronte?

    6) siamo sicuri che non stiamo andando verso lo scontro razziale-religioso?

    Domande a cui non sò dare risposte definitive, comincio ad avere dei grossi dubbi, come spesso mi capita, comincio a chiedermi con orrore: ma non è che sto diventando razzista?

    L'altro giorno parlavo con il mio amico della Costa d'Avorio, il quale a mia domanda, mi rispondeva di non trovarsi bene qui da noi, ma non per il supposto razzismo strisciante, ma perchè lui si sente uno straniero, non si sente a casa sua, non riesce a trovare dei punti in comune con gli italiani. Anche questo mi da da pensare.

    Che ne pensi, e che ne pensano coloro che frequentano questo spazio di discussione, che aldilà delle polemiche (anche mie) sono tutte persone rispettabili e degne di ascolto?

    Ciao
    Giancarlo Villa

    PS: anche se non ti voterò, ti auguro veramente di cuore di essere eletto, perchè ho capito che sei un ragazzo in gamba.

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  2. Su questo tema che ci tocca molto sulla "pelle" vorrei portare qualche riflessione. L'uomo da quando a preso coscienza dei propri mezzi si è messo a viaggare, se non fosse così ci ritroveremmo ancora tutti in africa. Quindi è insito nell'uomo spostarsi. La vera domanda però è: al giorno d'oggi è ancora necessario? Non bastano le risorse moderne per soddisfare ogni esssere umano nel luogo dove si trova? Se c'è questa forte migrazione forse la risposta e no. Quindi io sposterei la problematica non se dobbiamo o no accettare i migranti, ma cosa possiamo fare affince trovino felicità nel luogo da dove vengono. Porto un esempio semplice di cui probabilmente nessuno ne è a conoscienza. In Botzwania il governo ha concesso 115 concessioni minerarie per uranio, oro e cadmio a 3-4 multinazionali europee ed americane. Ora per poter usare queste concessioni circa 1 milione di boshimani sono stati sfrattati, buttati fuori dalla loro terra su cui hanno vissuto da 2000 anni. Potete ben capire che loro stavano bene li dove erano, siamo stati noi a rompergli le balle, e poi ci lamentiamo se vengono qua con i barconi!!! Quello che volevo dire è semplice, molte volte la causa prima della migrazione sono le nostre abitudini. Poi se la gente và via da un posto è perchè cerca di migliorare la sua vita, lo sò per esperienza personale, non è facile partire e lasciarsi tutto alle spalle.

    Ciao Martin

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  3. Penso che il mal di pancia della gente di fronte al diverso derivi dall'arcana paura di ciò che non è conosciuto. Francamente a me danno più fastidio, quotidianamente, tutti quegli italianissimi che nel traffico mi tagliano la strada nelle rotonde, passano anche dopo il rosso, non fanno passare i pedoni manco se gli sbarrano la strada, superano in curva, vanno a
    140 nell'attraversamento di Lecco, mi si attaccano alla targa e abbagliano ecc...
    Mi chiedo spesso se quel passare col rosso, se quel mettere il muso nella rotonda prima di me non sia sintomo di una società che, nell'individualismo, ha bisogno di correre e correre. Possibile che quei due secondi guadagnati siano così importanti e fondamentali?? Sto uscendo dal seminato. Cerco di rientrare. Guardiamo molto i difetti delle culture che ci
    "insidiano", senza osservare come, nelle piccole cose, stiamo deviando la nostra cultura. In questo abbiamo molto da imparare da chi ci "insidia". Non so se l'Italia si aprirà mai alla multiculturalità piena, ma so che guardo con invidia il resto d'Europa che, facendosi le stesse domande di Giancarlo Villa, riesce ad andare in una direzione d'integrazione e reciproca contaminazione culturale.
    D'obbligo un ringraziamento a Giancarlo per l'appoggio esterno, come si dice nella grande politica di Roma. Idee, opinioni che girano. Mettersi in gioco partecipando attivamente. Questo è il sale della politica di cui, ultimamente, sento molto nostalgia.

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  4. Innanzitutto grazie per il tuo intervento sulla multiculturalità di cui apprezzo molto il "taglio", perchè ha ben espresso ciò che sento dentro di me rispetto a questa problematica. Da sempre cerco di vivere nel rispetto degli altri, chiunque essi siano, qualunque opinione culturale, religiosa e politica essi abbiano, qualunque colore della pelle abbiano ereditato dai loro genitori...ma il punto è proprio questo: la maggior parte di noi ha paura del "diverso", dello "straniero", proprio perchè, avendo un modo di rapportarsi nei confronti della vita DIVERSO DAL NOSTRO può, in quanto tale, mettere in crisi le nostre convinzioni, le nostre idee politiche, il nostro credo religioso, in una parola tutto ciò che noi abbiamo posto a fondamento della nostra esistenza.
    Ma, per accogliere il tuo giusto monito circa l'importanza di essere, nella discussione, propositivi, bisogna chiedersi:"Qual'è la risoluzione a tutto ciò?". Per me sta sopratutto nell'educazione: dobbiamo educare i nostri figli facendogli comprendere che colui che è diverso da noi può rappresentare una fonte di ricchezza, fargli imparare che avere dei pregiudizi ed essere diffidenti ci allontana inesorabilmente dalla possibilità di arricchirci umanamente e culturalmente e che, infine, dobbiamo lottare contro l'ignoranza che sta alla base ed alimenta certi comportamenti intolleranti e xenofobi. Se ognuno di noi si impegnasse veramente nella vita di tutti i giorni a promuovere questa nuova mentalità, forse la parola "multiculturalita'" smetterebbe di essere considerata come una parola vuota e potrebbe cominciare ad essere una realtà.

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